Corpo estraneo

corpo estraneo

Storia di Giorgio Vale

Bologna 2022

Bologna, ha scritto Guccini nel 1981, sa stare in piedi per quanto colpita. Il verso si riferiva alla strage del 2 agosto 1980, a cui è seguito un lungo romanzo giudiziario, l’ennesimo capitolo del quale si è concluso qualche giorno fa: nel cosiddetto processo ai mandanti è arrivata la condanna in primo grado di Paolo Bellini, ritenuto il “quinto uomo” dell’attentato. A 42 anni di distanza è l’unico vivo tra gli imputati principali del processo, e per questo l’unico che, suo malgrado, possa legittimare un procedimento altrimenti paradossale. Le prove a suo carico sarebbero il fotogramma di un video amatoriale e un’intercettazione telefonica, il cui contenuto è stato messo in serio dubbio dalla perizia della polizia scientifica. Per questo motivo i periti sono stati apertamente delegittimati in aula e più o meno velatamente accusati di aver voluto depistare le indagini. Ci sembra davvero un obbrobrio, che fa il pari con quanto avvenuto nel capitolo precedente: il processo di primo grado contro Gilberto Cavallini, in cui sono stati addirittura denunciati tutti i testimoni della difesa. Ci sono stati entusiastici abbracci tra i rappresentanti della politica locale, rimarcati da un coro social di urrà. Poco importa che, per l’ennesima volta, una condanna per la strage di Bologna arrivi senza l’ausilio di prove concrete. Poco importa che nel processo a Cavallini siano emersi elementi nuovi, che mettono in discussione la dinamica stessa dell’esplosione. Poco importa anche che l’unica persona sospetta certamente presente quella mattina a Bologna non c’entri nulla con i Nar (come per altro lo stesso Bellini). Poco importa infine aver appreso che ci sia almeno una vittima in più, di cui non si conosce l’identità. In quegli abbracci e in quegli urrà c’è una comprensibile voglia di giustizia, a nostro avviso, però, inconsapevolmente sommaria e appagata da un racconto che è appena verosimile ma raffazzonato. Nei tanti anni di lavoro che hanno portato alla pubblicazione di Corpo estraneo. Storia di Giorgio Vale, abbiamo analizzato attentamente la profonda incoerenza tra la storia dei Nar e l’impianto accusatorio che li vuole responsabili della strage. Abbiamo mostrato come esistano strumenti di studio adeguati per interpretare quelle vicende senza fermarsi alle facili rassicurazioni di sentenze discutibili. Troviamo scoraggiante la scelta di ignorare queste criticità, che credevamo invece patrimonio di tutti. Ci sembra inoltre che l’entusiasmo per le condanne stia contribuendo a sottovalutare la postura intimidatoria di un tribunale che, con il suo incedere, rischia di mortificare la cultura giuridica e democratica della città, a cui pure probabilmente vorrebbe rendere servizio.

login | privacy